Il Senato riformato: un lifting costituzionale?

RomaOggi ecco l’intervista che ho fatto al Prof. Salvatore Bonfiglio di Roma Tre sulla revisione costituzionale approvata dal Senato. Vi ricordo che su Occhiapertiblog potete visitare anche la sezione interviste!

Il 13 ottobre 2015 il Senato ha approvato il disegno di revisione costituzionale, che ora ritorna alla Camera per concludere la prima lettura. Per fare un po’ di luce ho intervistato il Prof. Salvatore Bonfiglio (Diritto costituzionale italiano e comparato), docente al Dipartimento di Scienze Politiche di Roma Tre.

Sulla riforma del Senato siamo in una fase in fieri in cui il disegno di legge non sembra ancora completamente definito, anche se alcune linee si comprendono. Il Senato continuerà ad esistere, ma avrà funzioni diverse da quelle attuali. Vediamo meglio i punti più importanti del disegno di legge costituzionale:

– il Senato diverrà una vera e propria Camera rappresentativa delle regioni

ogni regione avrà almeno 2 senatori

– le Province scompariranno dalla Costituzione

– soppressione del CNEL

– tetto agli stipendi del Presidente e dei consiglieri regionali

– taglio del numero dei senatori: da 315 a 100 (di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori a vita) per un mandato di 7 anni

– il Senato sarà escluso dal rapporto fiduciario con il Governo

– il Senato potrà proporre la modifica delle leggi in tempi strettissimi, ma ha più poteri per quanto riguarda le leggi sulle regioni e gli enti locali

– cambia il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica

– il Senato non avrà più voce (o quasi) sulle leggi: la Camera dei Deputati potrà approvarle più velocemente

– il Senato si occuperà di enti locali e di politica UE, controllerà le politiche pubbliche e l’amministrazione

– il Senato potrà eleggere due giudici della Corte Costituzionale, che vede i propri poteri aumentati (potrà decidere preventivamente se una legge rispetta la Costituzione oppure no)

D. La riforma del Senato è necessaria?

Bonfiglio: «La riforma del bicameralismo è utile perché l’Italia rimane l’unico Stato retto da un governo parlamentare che adotta ancora il c. d. bicameralismo perfetto (o paritario). Nei sistemi parlamentari, invece, il controllo del Senato (della seconda Camera) non è un controllo politico, in senso stretto, che determina la vita e la morte dei governi. Inoltre, oggi nella maggior parte delle esperienze costituzionali degli Stati democratici, non si considera il bicameralismo perfetto come la soluzione più idonea a garantire meglio la qualità della legislazione. L’esperienza, infatti, ci informa che l’approvazione di buone leggi non dipende tanto dall’esistenza di due Camere, quanto da fattori ritenuti essenziali per la produzione di buone leggi: la tecnica di scrittura, la valutazione sulla fattibilità delle leggi, ecc. Se è utile la riforma del bicameralismo, perché non adottare allora direttamente un sistema parlamentare monocamerale? Questa sarebbe, a mio avviso, una scelta non opportuna, dato l’assetto regionale del nostro ordinamento statale. In uno Stato federale o regionale, infatti, la Camera delle autonomie territoriali costituisce il principale luogo di coordinamento politico-legislativo fra centro e periferia».

D. Parliamo della riduzione dei costi della politica. Il nuovo Senato costerà di meno oppure no?

Secondo Bonfiglio i tagli alla politica sono un’argomentazione secondaria usata per far crescere il consenso sulla riforma stessa; argomentazione che si può utilizzare come risposta ai populismi o alle correnti antipolitiche. «Le ragioni importanti sono altre, ragioni non strettamente politiche ma di sistema, che riguardano, come si è detto, il corretto funzionamento del sistema parlamentare e gli elementi costitutivi della Repubblica (art. 114 Cost. it.)». I senatori verranno, comunque, pagati dalle regioni.

D. Gli studiosi evidenziano la tendenza della politica italiana al clientelismo e al malaffare. Non c’è il rischio che il Senato delle Regioni sia un modo per favorire i soliti noti?

Secondo Bonfiglio ci sarà un’elezione quasi diretta dei senatori e, altresì, evidenzia: «Dirò una cosa forse impopolare, ma i fenomeni di clientelismo sono quasi sempre favoriti dal sistema delle preferenze», che è previsto, purtroppo, da tutti i sistemi elettorali regionali.

D. Cosa cambierà in concreto per noi cittadini?

«Se guardiamo non solo alla riforma del Senato, ma anche ad altri aspetti presenti nel disegno della legge costituzionale, vediamo meglio le luci e le ombre». Il Prof. Bonfiglio ricorda, ad esempio, che accanto alla riforma del Senato ci sarà anche il potenziamento degli istituti di democrazia partecipativa, maggior coinvolgimento politico dei cittadini.

D. In caso di referendum lei voterà SI o NO alla riforma?

Bonfiglio, che propende per Sì, auspica però ancora qualche possibile se pur limitato intervento correttivo, e aggiunge: «Il progetto è inevitabilmente il risultato di una mediazione tra le diverse forze politiche e va valutato nel suo complesso (luci e ombre), ma quando ci sarà il referendum costituzionale non voteremo solo sulla riforma del Senato, saremo chiamati come cittadini a votare a favore o contro l’intera proposta di riforma costituzionale, a valutare dunque se non cambiare nulla della normativa costituzionale oppure se, come io penso, gli aspetti positivi della riforma sono prevalenti, votare Sì».

Personalmente, mi auguro che gli italiani raggiungano le urne navigando sopra la barca della propria opinione e della razionalità, cercando di andare oltre l’onda emotiva, oltre gli squali dell’estetica e degli slogan elettorali.

Articolo di: Alice Palombarani

Scritto e pubblicato il: 15.01.2016

su www.occhiapertiblog.wordpress.com

pubblicato su Trevolution il 19.01.2016

Fonti:

– http://www.riformeistituzionali.gov.it/

– A. Barbera e C. Fusaro, “Corso di diritto pubblico”, Il Mulino

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