Sono passati due mesi dagli eventi di Parigi, ma né i media né i politici riescono ad afferrare la realtà dell’ISIS. La propaganda jihadista ha il duplice scopo di attirare i giovani e spaventare le masse (occidentali o mediorientali che siano), amplificati dai media occidentali così come si presentano nudi e crudi su youtube. Come mi sento, da giovane occidentale? La minaccia di un pericolo imminente e sconosciuto potrebbe calare sul cielo come una nuvola inafferrabile. Guardo i telegiornali e le decapitazioni. Languida e inesorabile, si è diffusa la paura del terrorismo islamico. Rischiando di risucchiare la società in una psicosi collettiva da guerra totale.
La folla è una massa acefala in cerca di un leader. Come analizzò Gustave Le Bon in “Psicologia delle folle”, ripreso poi da Freud in “Psicologia delle masse e analisi dell’io”, l’individuo si perde in essa, indotto a pensare di poter fare la differenza, quando al contrario una direttiva è già stata decisa. La folla prova una paura che è qualcosa di totalmente nuovo, ben oltre la somma delle paure individuali. Inevitabilmente, la massa regredisce di qualche passo nella scala evolutiva.
Il ruolo dei giornalisti è fondamentale, si tratta di metabolizzare e processare un elemento –il ritorno alle ideologie estremiste – che pensavamo fosse bloccato nel passato. Il rischio è gonfiare la notizia e proporre un’agenda setting falsata, cioè orientare la scaletta delle notizie importanti facendo perno sull’emozione, compiendo una tirannia dei valori. «L’esistenza di un dibattito politico sia pur posticcio è necessario al funzionamento armonioso dei media», avverte Michel Houellebecq nel recente “Sottomissione”, «forse persino all’esistenza di un senso formale di democrazia».
La televisione ci propone il fascino horror delle immagini, mescolando paura e passione in un mix magnetico che tocca le corde più sensibili. Al fine di rendere più interessante l’evento, esaltano la paura della paura, divenuta merce di scambio della politica. I media hanno una dimensione comunitaria perché “mediano fra” e sono parti terze. Fino a che punto può spingersi la libertà di pensiero nella società pluralista? “La libertà non viene tolta tutta in una volta”, diceva qualcuno. E quando le fila dei terroristi si gonfieranno di foreign fighters occidentali, significherà il fallimento dell’umanesimo occidentale.
La soluzione è razionalizzare. Il terrorismo è una minaccia invisibile: dobbiamo collocare i terroristi in uno spazio e in un tempo, contestualizzarli. Quando la violenza è legittima e giustificata? Come possono i diritti ormai acquisiti convivere con questi nuovi fenomeni? Siamo liberi di esprimerci, oppure la libertà è una mera concessione del potere?
Il dialogo fra medioriente e occidente tocca tutti quanti noi, per non cadere nel gioco paranoico e simmetrico del fedele/infedele. Loro (ma loro chi?) sono infedeli come Noi (NOI?) lo siamo per loro. Chi sono gli Amici e i Nemici? Aristotele disse che la responsabilità è essere in amicizia con se stessi, così come lo è l’armonia politica. Il rimedio sarebbe giudicare le persone per quello che hanno fatto, singolarmente, e non “in quanto tali”.
Siamo soffocati dal mito del consumismo come un altare pallido. Per sacrificarvi la nostra libertà. Finché possiamo decidere i nostri vestiti, l’arredamento di casa e il colore dell’automobile, ci sentiamo al sicuro. Stasera per cena c’è tajine di pollo e couscous.
Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato il: 24.03.2015
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