Teatro Argentina: Europolis, storie dal vecchio continente

Europolis, storie dal vecchio continente

 

Dal 9 al 16 novembre il Teatro di Roma, in collaborazione con UTE – Unione dei Teatri d’Europa, ha ospitato gli agenti della compagnia Il Ratto d’Europa nell’ambito del progetto “Europolis: storie dal Vecchio Continente” diretto dal regista Claudio Longhi. Una settimana ricca di incontri e riflessioni circa l’idea di Europa, conclusa con la messa in scena di “Euromarattoneti”: sul palco del Teatro Argentina più di 200 cittadini.

Teatro di Roma in collaborazione con UTE – Unione dei Teatri d’Europa presenta
EUROPOLIS – Storie dal vecchio continente
nell’ambito del progetto
IL RATTO D’EUROPA – Per un’archeologia dei saperi comunitari
Rassegna di brevi testi sull’Europa recitati da giovani attori provenienti dai teatri membri dell’UTE
ideazione e regia Claudio Longhi
gruppo di lavoro Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Giacomo Pedini, Marco Rossi, Gianluca Sbicca, Simone Tangolo


Qual è il metodo migliore per riportare una grande esperienza? Richiamare subito, a caldo, le emozioni? Oppure lasciarle sedimentare e metabolizzarle, per capirne davvero l’importanza? La messa in scena “Euromarattoneti”, avvenuta sabato 16 novembre, è stato il culmine di un lavoro durato giorni, e assieme punto di partenza per la costruzione di un dialogo polifonico fra gli agenti della compagnia Il Ratto d’Europa, i cittadini, la città, il teatro.

Il progetto “Il Ratto d’Europa”è nato nel 2011 partendo dall’Arturo Ui brechtiano al Teatro Argentina, frutto della coproduzione di due teatri stabili: ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e l’associazione Teatro di Roma; il riscontro positivo dello spettacolo motivò il direttore di ERT, Pietro Valenti, e il regista Claudio Longhi a un’altra coproduzione: da qui nacque il progetto del Ratto d’Europa con gli agenti, o ratti, come si fanno chiamare: gli attori Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo, assieme alla fisarmonicista Olimpia Greco, l’assistente alla regia Giacomo Pedini, lo scenografo Marco Rossi e il costumista Gianluca Sbicca, un gruppo di lavoro accomunato da una ben precisa idea del fare teatro.

“Il Ratto d’Europa nasce dalla volontà di riflettere sulla nostra identità europea, capire se ci sentiamo europei o meno e perché” racconta Claudio Longhi a Rai Radio3 nel 2012. Il mito classico del rapimento di Europa da parte di Zeus diventa punto di partenza di un racconto che, coinvolgendo due popoli, si sviluppa con la fuga dall’Asia verso un “altrove” sconosciuto.

In queste settimane il progetto ha inaugurato la tappa capitolina: adesso è Roma, dopo Modena, ad interrogarsi su cosa sia per lei l’Europa; qui i contenuti drammaturgici saranno diversi, perché altri sono gli interlocutori: “il rapporto con una città diversa cambia punto di vista”. E certo a colpire è la considerevole mole dei punti di vista, dei giudizi e del materiale. “Non abbiamo ambizione di dare risposte definitive, ma problematizzare il concetto ed esplorarlo in tutte le possibilità: politiche, economiche, linguistiche”.

Il progetto ha ottenuto un notevole successo di adesioni: il dialogo con il tessuto cittadino avviene per mezzo di numerose realtà trasversali: dalle comunità religiose e culturali al mondo del lavoro (sindacati e banche), dal mondo dell’istruzione (dalla scuola elementare sino all’università), passando per le istituzioni culturali (rete dei musei e delle biblioteche), al mondo sportivo, da quello degli anziani sino all’associazionismo. Il capillare contatto con la società civile si riscontra contando il numero di partner: a Modena circa 50 realtà coinvolte, a Roma oltre 80.

È dunque la volta di Roma, colonizzata dal Ratto nella settimana dal 9 al 16 novembre con un ricco calendario di eventi, lezioni-spettacolo, conversazioni (dall’incontro con il circolo romano di Libertà e Giustizia “W la Costituzione: per un’Europa di diritti” a “Il lancio del nano. Esercizi di filosofia minima” ai Musei Capitolini).

“Europolis: storie dal Vecchio Continente” si è aperto sabato 9 e domenica 10 novembre alla palestra monumentale dello IUSM-Università degli Studi di Roma “Foro Italico” con l’Atelier Europa dal bizzarro titolo “EuRomaRattoneti”, coinvolgendo più di 200 cittadini che, organizzati in gruppi, sono stati seguiti singolarmente da un attore e coordinati dal regista. Obiettivo: dare forma a una mise en espace al Teatro Argentina sul tema dello sport europeo. L’argomento è stato trattato in modo creativo e interessante, spaziando dagli ambiziosi progetti di Pierre De Coubertin alle originali storie di due atleti, dalla funzione propagandistica della politica sportiva, fino allo sport attuale come competizione e cura del corpo. Il contatto con gli “atelieristi” è stato curato con attenzione e coinvolgimento, mostrando un’efficace macchina organizzativa. Il risultato finale è andato in scena sabato 16 novembre al Teatro Argentina, trasformato per l’occasione con l’aggiunta di un rostro al palcoscenico. Ma sono stati i cittadini i veri protagonisti dell’evento: nei corridoi, nei palchetti, in platea, sul palcoscenico, è stata offerta loro un’occasione unica per condividere l’emozione del dietro le quinte, conoscere il teatro e il lavoro degli attori, dalla prima lettura del copione alle prove, fino alla messa in scena. L’evento ha avuto il merito di coinvolgere un pubblico fortemente eterogeneo, di tutte le età, in un lavoro corale e articolato, incentivando tanto l’avvicinamento al teatro – sia come forma artistica che come edificio – quanto la socializzazione.
Il teatro diventa teatro politico e assume un forte impegno civile: come luogo pubblico, aperto all’incontro e allo scambio, dove lo scopo didattico procede di pari passo al divertimento, in forma gratuita e libera per tutti. Per una volta abbiamo conosciuto i cittadini non come massa inerte ma come partecipanti attivi, nel duplice ruolo di pubblico e attori. Una riscoperta del teatro che è assieme nuova e primordiale. Accumulare sottovoce tante esperienze diverse per poi unirle e diramarle all’unisono.

Il testo non è che un “pretesto”: la duplice finalità del progetto consiste nell’interrogarsi tanto sull’identità europea quanto sullo sperimentare modi altri di praticare il teatro, per il coinvolgimento dell’intera città nel progetto creativo. Gli incontri con i cittadini sono finalizzati all’accumulazione di materiale per lo spettacolo finale “Il ratto d’Europa: per un’archeologia dei saperi comunitari” (aprile-maggio 2014). «Processo e prodotto hanno pari entità» afferma Longhi.

Come parlare di Europa senza uno sguardo dall’estero? Nel corso della settimana il Teatro Argentina ha ospitato i giovani attori membri del’UTE – Unione dei Teatri d’Europa provenienti da tutto il continente, che hanno condiviso la propria idea di Europa attraverso brevi monologhi in lingua. Il 12, 13 e 15 novembre si sono alternati sul palco Balazs Bodolai, Egli Katsiki, Boyko Krastanov (Cluj, Sofia, Salonicco); Alena Kolesnikova, Birgitte Larsen, Luis Puto (Mosca, Oslo, Porto); l’austriaco Franz Solar di Graz che, con il monologo “My dear loved peoples”, ci ha mostrato quanto la difesa della pace possa spingere allo scoppio della guerra. Inoltre il palco ha visto la performance degli attori dell’ISO (Petya Alabozova, Bilyana Georgieva, Boris Krustev, Sophie Lewisch, Angelique Zaini con i già citati Bodolai, Katsiki e Puto) che, provenienti da diversi Paesi, hanno concepito l’originale monologo polifonico “June 24/30”: accorgendosi dell’impossibilità di esprimere un parere univoco sull’Europa, hanno scelto di rappresentarla in modo che le diverse voci non si soffocassero a vicenda, ma si unissero in un movimento armonico e vibrante.

Questo processo non coinvolge solo la performance teatrale ma anche dibattiti e interviste: quella presentata dal Parlamento europeo “React4jobs” nel quadro della campagna informativa in vista delle elezioni europee del 2014 e quella del 12 novembre dal tema “Da vinci, Don Chisciotte e democrazia. Cosa ci fa sentire davvero europei?” organizzato dal Goethe-Institut. I risultati del sondaggio Europa-liste, svolto in 30 paesi, ha evidenziato quanto la cultura sia più importante dell’economia. “Al di là delle differenze nazionali”, ha commentato Umberto Eco, “l’Europa ha diritto a esistere a causa di una cultura comune (…) mi pare significativo che quasi il venti per cento identifichi l’eredità europea con l’invenzione della stampa, e la democrazia come il maggior contributo europeo alla cultura mondiale (…) il cemento dell’Europa è la cultura assai più dell’euro”.
Il sondaggio è uno specchio del variegato panorama europeo, fatto di contraddizioni e nuovi legami.
Quasi la metà dei 22.200 campioni si sente europea al cento per cento; si notano le differenze tra i paesi: se l’Europa si identifica come cultura, comunità, libertà di viaggiare, per l’Italia in primis è “unità”, per la Germania è “diversità”; il futuro dell’Europa è “buono” per i tedeschi ma “così così” per noi e gli spagnoli (forse a condizionare la risposta è stata la preoccupazione per il proprio paese); ma è rilevante anche il superamento di antichi conflitti: la Germania rappresenta il futuro dell’Europa, ed è il primo paese in cui agli intervistati, a livello generale, piacerebbe vivere per un po’ (è in testa tanto in Italia quanto in Polonia), mentre i tedeschi prediligono la Francia; alla domanda su quale sia il politico europeo più importante spicca Merkel, che riesce a distanziare tanto Churchill quanto De Gasperi in Italia. Se la Torre Eiffel è il nuovo simbolo laico degli europei, i cittadini amano Don Chisciotte, Shakespeare e Goethe, i francesi adorano Faust e in Gran Bretagna impazza J.K.Rowling. Si vota il paese in cui si pensa sia più facile trovare lavoro, e per questioni di affinità.
(tutti i risultati su www.goethe.de/europaliste)

Fra grand tour, viaggi in treno, mistificazioni, erasmus, migrazioni e nuove frontiere, il lavoro del Ratto d’Europa prosegue coerente ai propositi lanciati a fine 2012 durante la messa in scena “prologo” all’avventura romana, senza dire “viva l’Europa” né “abbasso l’Europa”. Usando un linguaggio semplice e ironico, una recitazione coinvolgente e frizzante, offrendo l’occasione per divertirsi e riflettere con leggerezza (che non vuol dire superficialità), ci ricorda sempre il significato di “to play” come osservazione e riproduzione del mondo di oggi. E dei suoi cambiamenti.

 

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