Festival della Psicologia: il digitale tra smart working e realtà virtuale

Al Teatro India si parla di futuro del lavoro, social media, relazioni e tanto altro con l’Ordine degli Psicologi del Lazio. Come la psicologia può aiutare nel lavoro? E come la realtà virtuale può aiutare gli psicologi?

Ho accarezzato uno scorpione, poi mi sono buttata da un grattacielo, ho esplorato una grotta marina e ho tenuto un discorso pubblico. Come dite? Il caldo mi ha dato alla testa? Ma no! L’ho fatto grazie alla realtà virtuale e aumentata l’8 e 9 giugno al “Festival della Psicologia” al Teatro India. Una rassegna di incontri e laboratori intitolata “2030. Viaggio nel futuro” e patrocinata, fra gli altri, dalla Regione Lazio, Roma Capitale e l’Università di Roma La Sapienza.

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La realtà virtuale può aiutare i pazienti assistiti da psicologi simulando situazioni di vita quotidiana problematiche, per stimolare il confronto con le proprie paure e consentire l’elaborazione di strategie funzionali per trattare Disturbo Ossessivo Compulsivo, claustrofobia, agorafobia, amaxofobia – la paura di guidare – e migliorare la gestione delle emozioni e la consapevolezza di sé.

Fra gli incontri spicca “Smart working e benessere sul luogo di lavoro”. Lo smart working è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, e non è una moda: è infatti regolato dalla recente legge n. 81 del 2017. E’ differente sia dal telelavoro, cioè lo spostamento della sede in casa, sia dall’agile working, che indica la flessibilità di orario.

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Sono tanti gli spunti che la psicologia può dare al mondo del lavoro: si parla di supporto, collaborazione, alternanza. Si parla delle resistenze che i lavoratori potrebbero opporre alle nuove modalità di impiego. Si parla del cambiamento tecnologico che deve essere supportato da una solida base culturale e organizzativa, per parlare delle opportunità e delle insidie: da un lato, la possibilità di conciliare tempi di lavoro e vita privata, aumentare l’efficienza del lavoro, migliorare la reputazione dell’azienda; dall’altro, il rischio di stress lavoro correlato, il sovraccarico di informazioni, la minor interazione personale.

Il Festival ha messo in luce il contributo che la psicologia può dare alla vita quotidiana e quello che la tecnologia digitale può dare agli psicologi.

Alice Palombarani

Scritto il: 15.06.2018

Pubblicato su: Universitario Roma

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