Elezioni Roma 2021, ricandidatura di Virginia Raggi. Movimenti e partiti

Alla ricandidatura di Virginia Raggi, espressa il 10 agosto nel corso di una videoconferenza con i consiglieri del M5S al Campidoglio, è seguita la votazione su Rousseau del 13 agosto. Gli iscritti al M5S, attraverso la piattaforma, hanno dato il via libera all’abolizione del limite di 2 mandati al Comune.

Paolo Ferrara, ex capogruppo del M5S al Comune, riferisce le parole della sindaca:

 Non ci sto ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima.

Il Raggi bis era già nell’aria. Tuttavia è curioso ricordare che il 19 dicembre 2017 Virginia Raggi, dopo un solo anno da prima cittadina, aveva smentito l’eventualità di una seconda candidatura.

assessore Virginia Raggi
Antonio De Santis, assessore al personale, anagrafe e stato civile, servizi demografici ed elettorali del Comune di Roma sotto l’amministrazione Raggi

Ricandidatura di Virginia Raggi, confermata l’abolizione del limite di due mandati

Raggi ha più volte evidenziato che il lavoro svolto in Campidoglio ha come obiettivo di lungo termine lo sradicamento della corruzione romana. Si tratta di una pluralità di interessi privati che, nel tempo, si sono armonizzati in un meccanismo ben oliato. Per questo motivo, a mio avviso, la campagna elettorale per il Raggi bis farà perno sulla necessità del secondo mandato. L’obiettivo è garantire la continuità della lunga attività anti-corruzione.

Questa la linea, infatti, dell’assessore pentastellato Antonio De Santis:

[…] siamo determinati a proseguire nel nostro percorso […]. La prima fase è stata dedicata al risanamento e alla rimessa in moto della macchina. Ora puntiamo ad accelerare con forza: avere le mani libere, sempre, è un valore aggiunto senza eguali.

Se volete approfondire il tema della sicurezza e della riqualificazione delle periferie, metro C e mobilità sostenibile, contrasto al narcotraffico e alla prostituzione, qui trovate l’intervista a Virginia Raggi svolta assieme ai colleghi della web radio “Radionderoad – Voci da Tor Sapienza”. Un’intervista che nasce dalla volontà di dare una risposta a tante domande nate spontaneamente.

Il tetto temporale degli eletti pentastellati viene espresso dall’art. 2 del Codice Etico del M5S, il quale stabilisce che gli iscritti non possono candidarsi per più di 2 mandati elettivi. Questa regola ha l’obiettivo di:

  • condannare la lunga permanenza in Parlamento dei “politici di professione”;
  • ribadire la centralità del programma rispetto ai nomi dei singoli candidati.

Tuttavia, in questo momento il partito sembra aver compreso la necessità di concretezza politica al di là di un regolamento che mira a preservare la “purezza” dei candidati come simbolo di onestà. Il 13 agosto gli iscritti alla piattaforma Rousseau hanno votato la deroga al limite del doppio mandato per il Comune.

Da oggi, con l’espressione “mandato zero” si indica la prima esperienza amministrativa alla quale si aggiungono – eventualmente – un “primo” e un “secondo” mandato (che in realtà rappresentano il secondo e il terzo). Inoltre, il voto online ha dato il via libera alle alleanze nei Comuni.

Personalmente, ritengo che l’abolizione del limite dei due mandati – seppur circoscritto ai Comuni – rappresenti una maturazione politica del Movimento.

Il limite dei due mandati costituiva una regola fondante del Movimento. Con la sua abolizion, il partito mostra inevitabilmente il fianco alle critiche degli avversari. Leggiamo i tweet di Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia):

elezioni movimento 5 stelle virginia raggi
Distribuzione voti alle elezioni della Camera 2013. Si notano, in giallo, i Comuni che hanno espresso il voto al Movimento 5 Stelle come maggioritario. Mappa cromatica di Thern alias Francesco Migliorini

Quand’è che un movimento diventa partito?

La ricandidatura di Virginia Raggi dà la stura a nuove riflessioni sulla natura del Movimento 5 Stelle. “L’abolizione del limite di due mandati rende il Movimento un partito vero e proprio”. Questa l’opinione espressa in televisione da un commentatore. Le cose non stanno esattamente così: il Movimento è diventato partito nel momento in cui ha proposto i suoi candidati alle elezioni del 2013.

L’adozione di questi espedienti nominativi, come anche il “non Statuto”, deriva dalla forte componente anti-partitocratica e anti-casta, dall’esperienza dei meetup organizzati dai cittadini e, in sintesi, dalle istanze di protesta e rinnovamento della politica italiana.

Tra l’altro, l’articolo 1 del “non Statuto” recita:

Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”.

Ma qual è la differenza fra un movimento e un partito? Nella tabella qui sotto trovate una sintesi di quanto scritto più ampiamente dal politologo Aldo Giannuli sul suo sito:

Ci può aiutare anche la definizione del sociologo Roberto Segatori:

I movimenti sociali sono “attori collettivi di tipo fluido […] che si mobilitano in modo solidale (al proprio interno), anticonvenzionale e conflittuale (verso il sistema o la parte di esso avvertita come nemica) per trasformare in modo radicale l’ordine dominante tramite l’affermazione di diritti non riconosciuti e/o il perseguimento di valori che possono riguardare tanto questioni di identità quanto altri principi etici o socio-politici” (Sociologia dei fenomeni politici, p. 174).

Viceversa:

Un partito è “ogni gruppo politico identificato da un’etichetta ufficiale che si presenta alle elezioni, ed è capace di collocare […] candidati per le cariche pubbliche” (p. 195).

Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, anche dopo l’avventura di Governo iniziata nel 2018 con il governo Conte I e le numerose esperienze nell’amministrazione locale, continuano a narrarsi come outsiders della politica. Guarderemo con interesse agli sviluppi della campagna elettorale Roma 2021.

I romani decideranno di premiare l’impegno di Virginia Raggi o prevarrà la disillusione verso questa città così contraddittoria? Sarà un voto di protesta contro la sindaca oppure di fiducia nei confronti degli altri candidati?

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