Giornalismo e disabilità. Stereotipi, mala comunicazione e buone pratiche

Il 6 novembre 2019 all’Università di Roma La Sapienza si è tenuto il seminario “Disabilità, informare con le parole giuste”: come comunicare le diverse forme di disabilità senza cadere nello stereotipo. Perché la differenza è materia prima indispensabile per creare contenuti interessanti. Tuttavia…

Mercoledì 6 novembre si è tenuto, presso il Dipartimento di comunicazione e ricerca sociale della Sapienza università di Roma, il seminario Disabilità, informare con le parole giuste. L’evento, aperto a studenti, docenti e giornalisti, ha avuto l’obiettivo di evidenziare in quale modo i professionisti della comunicazione parlino delle diverse forme di disabilità, di esaminare lo stato dell’arte del dibattito pubblico, di portare esempi di buone pratiche e di mala comunicazione.

“Le minoranze sono al centro della differenza. La differenza è materia prima indispensabile per creare contenuti interessanti. Tuttavia se dovessimo far caso solo alle differenze non potremmo comprendere appieno la realtà”.

Dall’incontro è emerso il rischio di narrare la disabilità con una duplice distorsione: spesso si incorre in un racconto pietistico e compassionevole o, al contrario, nell’esaltazione delle persone disabili come supereroi. Inoltre, se da un lato la disabilità viene percepita come fonte di informazione e materia prima per la produzione di contenuti, dall’altro emerge discontinuità e incoerenza da parte del sistema dei media: nel corso del tempo lo spazio televisivo dedicato al pluralismo sociale si è ridotto e la disabilità viene utilizzata in modo strumentale battaglie politiche più o meno condivisibili. L’ambivalenza del discorso pubblico su questo tema indica la necessità di diffondere la cultura della buona informazione, a partire dall’autorappresentazione dei disabili, educando i cittadini a riconoscere le fake news, le manipolazioni mediatiche e a percepire la disabilità come un mondo variegato.

Non mancano esempi di buona comunicazione rivolti a tutti, persone con disabilità e non, come la figura del diversity manager che indicherebbe, quando emerge come istanza non superficiale, una maggiore attenzione delle aziende nella valorizzazione delle differenze e nella cooperazione di saperi e conoscenze diverse. La narrazione delle diversità si rivela utile anche per far comprendere alle persone con disabilità quali siano i loro diritti.

L’organizzazione di incontri incentrati sulla disabilità non solo da parte delle istituzioni preposte, ma anche dagli atenei e dai professionisti della comunicazione sotto forma di “università diffusa” è indice dell’interesse sociale verso questo tema e ha il merito di proporre a tutti uno spunto di riflessione in modo accessibile e gratuito.

La disintermediazione delle informazioni propria dei nostri tempi conferisce ai professionisti della comunicazione la responsabilità di raccontare la disabilità in modo cristallino evitando di riproporre i filtri e le distorsioni con cui osserviamo la realtà: lo conferma l’accreditamento del seminario come evento deontologico dal Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti che ha previsto l’attribuzione di 5 crediti formativi per i giornalisti iscritti all’Ordine.

Articolo di: Alice Palombarani

Scritto e pubblicato il: 11.11.2019

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