Nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si mescolano stili e colori. Nonostante le critiche sull’allestimento, lasciamoci (dis)orientare dal (dis)ordine delle opere d’arte. Una passeggiata in mezzo a nuovi significati.
Roma. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea si affaccia su Villa Borghese e, diretta da Cristiana Collu dal 2016, presenta le oltre 20.000 opere in modo originale.
Quadri, statue e installazioni non rispettano una successione cronologica ma sono mescolati fra loro. Una scelta criticata da due membri del comitato scientifico del museo ma, personalmente, apprezzata e coraggiosa. Le opere così mescolate creano un nuovo senso: cosa ci fanno nella stessa stanza lo specchio riflettente di Pistoletto, la tela graffiata di Fontana, lo sgocciolio di Pollock? E Van Gogh vicino alle ninfee rosa di Monet?
Personalmente penso che la mancanza di un ordine apparente nella presentazione delle opere abbia questi pregi:
- Rilassa
- Sorprende
- Stimola…
…e permette riflessioni e comparazioni sull’arte e sul suo significato. Come si chiederebbe la docente di storia dell’arte-Julia Roberts in “Mona Lisa Smile” (2003): cos’è l’arte? Il contesto è importante? Cosa rende “artista” una persona?
Unica “pecca”, a mio parere, la farraginosa comunicazione di questa mostra intitolata “Time is out of joint“ che ha come obiettivo proprio la reinterpretazione del concetto del tempo. Queste parole sono tratte dall’Amleto di Shakespeare e accolgono il visitatore già dalla scalinata in Viale delle Belle Arti, ma personalmente penso che vengano illustrate in modo poco chiaro e creino una distanza tra il visitatore che “ignora” e il museo che “non spiega”.
Su questo è molto chiaro Claudio Giunta, docente di Letteratura italiana all’Università di Trento, nel libro “Come non scrivere” (2018): nel capitolo sulla chiarezza della scrittura, il testo di presentazione della mostra è preso proprio come esempio da non seguire:
“Di fronte a un testo del genere, il visitatore sprovveduto si sente in difetto”
A causa della scarsa comprensibilità dell’obiettivo del museo e delle motivazioni che lo sorreggono, a mio avviso, si rischia di perdere il senso della mostra, che invece è la chiave per apprezzare appieno l’allestimento.
Nonostante questo, le opere d’arte riaffermano la propria capacità di parlare. Fra tutte, il bianco marmo della scultura di Canova che contrasta con il blu delle 30 vasche color del mare di Pino Pascali. Un colpo d’occhio che lascia senza fiato.
Tra ferie e vacanze scolastiche, approfittiamo della pausa estiva per visitare lo GNAM!
Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato il: 04.08.2019
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