Mi ha colpita il caso avvenuto ad Andria: una fotografia ritrae Leonardo De Cesare, il legale del capostazione, mentre fa il “baciapiede” alla pm di Trani che indaga, Simona Merri. Non mi interessa entrare nel merito della diatriba, di cui si sta occupando il Consiglio Superiore della Magistratura, ma penso che la vicenda offra uno spunto di riflessione sul diritto all’oblio e sulle conseguenze del materiale audiovisivo, apparentemente innocuo, che ci immortala.
Vediamo il nesso fra diritto all’oblio e il caso della fotografia del legale del capostazione e della pm che indaga, scattata durante una festa goliardica ad Andria nel 2013, pubblicata da “Il Giornale”.
Quante volte facciamo foto, video in cui siamo con amici, familiari, o anche semplici conoscenti? Quanti di noi poi condividono questi materiali online? Le fotografie immortalano i momenti della nostra vita, e hanno la virtù di rendere presente il momento in cui sono state scattate, anche quando le osserviamo anni dopo. Un passato che potrebbe anche essere invadente, come nel caso del legale e della pm di Trani.
Il potere di internet, e dei social media in particolare, è di appiattire il materiale che viene postato, de-contestualizzarlo e schiacciare il tempo in un eterno presente.
Come scrive Mayer–Schonberger, docente di Internet Governance and Regulation all’Oxford Internet Institute, “la costante presenza del passato nel presente finisce per avere la meglio, condizionando la vita quotidiana”[1].
Cosa è il diritto all’oblio? Il diritto all’oblio si connota come “pretesa a riappropriarsi della propria storia personale”[2] e come mezzo per evitare “che la vita passata possa costituire un ostacolo per la vita presente”[3]. La vicenda di Google Spain ce lo insegna.
In questi giorni abbiamo visto che la fotografia del legale e della pm, ritratti in un momento di goliardia nel 2013, ha avuto conseguenze sulla loro vita attuale.
Non sto dicendo che la fotografia non debba essere usata per presupporre eventuali “incompatibilità ambientali” all’interno del pool che indaga sul caso dello scontro dei treni di Andria, né sto giustificando i due protagonisti. Tuttavia questa vicenda ci fa rendere conto dell’assoluta potenza delle immagini, dei momenti di goliardia condivisi, immortalati e diffusi attraverso un medium che ha delle conseguenze concrete e tangibili sulla nostra vita.
Scritto da: Alice Palombarani
Articolo scritto e pubblicato il: 11.08.2016
Su: Occhiapertiblog.wordpress.com
[1] V. Mayer-Schonberger, Delete. Il diritto all’oblio nell’era digitale, Egea, Milano, 2013, p.10
[2] C. Chiola, Appunti sul c.d. diritto all’oblio e la tutela dei dati personali, in Percorsi costituzionali, n. 1, 2010, p. 39
[3] M. Mezzanotte, Il diritto all’oblio. Contributo allo studio della privacy storica, Esi, Napoli, 2009, p. 121
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