Una email. La proposta di recensire un film. E’ un pomeriggio di dicembre; al di là delle finestre il cielo grigio e la luminosità diffusa del primo imbrunire. Il mio divano, le coperte, in mano un tè caldo. Il film si apre con l’immagine di uno scrittore intento sui fogli della sua scrivania.
Lui è concentrato, o forse preoccupato. Scorrono una dopo l’altra le immagini e i video dell’istituto Luce,
accompagnati dalla voce narrante. Inizia così il documentario pacato ed evocativo di Mauro Caputo sulla storia di Giorgio Pressburger, che attraverso la ricerca genealogica ripercorre la storia della propria famiglia, le persone incontrate, le casualità, le scoperte, l’inseguimento degli avi attraverso i mezzi che ci hanno lasciato: le loro opere e i loro sentimenti.
Trieste e il piccolo ebreo borghese dell’Europa centrale alle prese con i problemi e i conflitti del mondo moderno, protagonista dei racconti di Joyce, Svevo, Nabokov, Kafka. Le poesie di Heinrich Heine e la “caotica ricerca della libertà” che tanto ha ispirato la sua generazione. Il viaggio è la ricerca della famiglia Pressburger, una narrazione che tocca Karl Marx, Emeric Pressburger, il nazismo, i roghi dei libri, il lager della Risiera di San Sabba, il cimitero ebraico di Trieste, Bratislava, Roy Lichtenstein, Edinburgo.
Lo scrittore si sente “scaraventato nel mezzo della storia e del tempo infinito”, è una sagoma malinconica e intelligente che si aggira per l’Europa come lo spettro della rivoluzione evocato da Marx. Botole aperte, porticine nascoste, tombe indecifrabili, vegetazioni suggestive.
L’orologio di Monaco, non quello in piazza, ma quell’oggetto da comodino regalatogli dalla zia, come metafora della vita e della morte; del legame che unisce le storie di tutta l’umanità; di ciò che resta di noi, della memoria, della rinascita.
Chi sono io? La mia famiglia? I miei nonni e gli avi prima di loro? La storia individuale dura quanto una vita; le generazioni si intrecciano con la Storia e cambiano direzione; si mescolano, si allontanano, ispirano, uccidono.
Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato: 09.12.2015
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Ringrazio Federica Crevatin
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L’orologio di Monaco (2014)
regia, sceneggiatura e produzione Mauro Caputo
Soggetto di Mauro Caputo, Giorgio Pressburger
Produttore esecutivo Omar Soffici
Casa di produzione Vox produzioni
Distribuzione per l’Italia Istituto Luce-Cinecittà
Fotografia Daniele Trani
Musiche Alfredo Lacosegliaz
Lingua originale italiano
Durata 63 minuti
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