La settimana scorsa il parlamento greco ha approvato il 3° piano di salvataggio, e oggi il premier greco annuncia le proprie dimissioni. Fra un mese i greci torneranno alle urne. Ma cosa accade? Siamo assillati da brandelli di notizie e informazioni casuali. Quante volte abbiamo visto al tg i politici e gli “esperti” commentare senza spiegare la notizia? A tal fine ho raccolto le fonti internazionali, messo in ordine gli eventi e cercato i possibili punti di vista delle parti coinvolte. Per restituire un quadro il più chiaro possibile.
Parole-chiave:
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Alexis Tsipras è il premier greco, leader del partito politico di sinistra Syriza
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Yanis Varoufakis è un economista e politico greco, Ministro delle Finanze nel governo Tsipras
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Wolfgang Schauble è Ministro degli Esteri tedesco
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Christine Lagarde è direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi)
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L’eurozona è l’insieme dei 19 Stati membri dell’Ue che adottano l’euro). Questo significa che dei 28 attuali paesi dell’Ue, 9 usano una valuta diversa dall’euro. La Grecia attualmente è ancora nell’eurozona
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Troika: per troika si intende l’organismo di controllo informale composto da Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea. Prende il nome dalla slitta a tre cavalli usata in Russia, poi è diventato sinonimo di triumvirato.
Il 3° piano di salvataggio. Le casse greche sono vuote. L’11 luglio 2015 i capi di Stato e di governo dell’eurozona hanno raggiunto un accordo per il 3° piano di salvataggio della Grecia, grazie al quale la Grecia riceverà 82-86 miliardi di euro dal fondo salvastati europeo (Esm) e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Ma c’è un vincolo. L’Europa accetterà di gettare questo “salvagente” solo se il parlamento greco approva una serie di riforme:
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Modifica delle aliquote dell’iva
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Aumento dell’imposta sui redditi delle piccole imprese
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Aumento della tassa sui beni di lusso (barche, auto, piscine)
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Aumento dell’età pensionabile a 67 anni
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Indipendenza dell’ufficio statistico greco, l’Elstat
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Riforma del codice di procedura civile
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Recepimento della direttiva europea sulla gestione delle crisi bancarie
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Liberalizzazione di alcune attività commerciali
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Riforma del mercato del lavoro
Bye bye beni pubblici greci. Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha proposto la creazione di un fondo in cui confluiranno i beni, adesso di proprietà pubblica della Grecia, che saranno destinati alla privatizzazione (per un valore di 50 miliardi di euro), per esempio le banche, gli aeroporti, la rete idrica. Questo fondo permetterà di ricapitalizzare le banche greche, rimborsare parte dei debiti, fare investimenti per crescita e posti di lavoro. L’accordo deve essere ratificato sia dal parlamento greco che dai parlamenti di altri 7 paesi (Germania, Finlandia, Lettonia, Slovacchia, Francia, Austria ed Estonia). Potrà davvero funzionare?
Ma è davvero un accordo? Secondo il giornale Le Monde “sembra una resa incondizionata di Tsipras” che, spossato e umiliato, ha dovuto accettare questa lista di durissime riforme pur di ottenere il 3° piano di aiuti. Il settimanale tedesco Der Spiegel ha scritto che le riforme sono un “catalogo degli orrori”. Un accordo senza concessioni. Se la Grecia avesse rifiutato gli accordi, sarebbe stata cacciata dall’eurozona. Può un paese come la Grecia sopravvivere fuori dall’euro? Salvini e Grillo desiderano che l’Italia si tolga dall’euro e torni la lira, ma non considerano che il nostro paese verrebbe travolto e portato alla deriva dalle correnti economiche del gigante europeo, così come un’asse divelta dalla barca verrebbe sballottata dalle onde. Al contrario, è pur vero che per l’Italia la moneta unica è stata un disastro economico: la produttività del paese non cresce dal 1999, alba dell’euro. La Grecia tornerà alla dracma? Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble aveva proposto anche una soluzione temporanea, la c.d. “clausola bye-bye”, cioè l’uscita temporanea della Grecia dall’eurozona, detta anche “Grexit”.
Il referendum greco. il 5 luglio gli elettori hanno votato il referendum che chiedeva: accettate le proposte dei creditori? SI se si accettano, NO se si rifiutano. Tsipra ha fatto campagna per il NO. I risultati hanno visto prevalere il NO (61,31 % dei voti) contro il SI (38,69% dei voti). Ma il referendum è stato messo nel cassetto. A che pro? Tsipras ha tentato di gonfiarsi il petto oppure c’era un motivo politico? Molti lo considerano uno specchio per le allodole, per distogliere l’attenzione dai fatti reali. Il 10 luglio il parlamento greco ha approvato un programma d’austerità, in netto contrasto con i risultati del referendum di cinque giorni prima.
L’opinione di Varoufakis. Il Ministro delle Finanze si dimette il 6 luglio. Durante un’intervista telefonica con New Statesman ha definito le proposte dei creditori “totalmente impraticabili e pericolose (…) Il tipo di proposte che si fanno quando non si vuole raggiungere un accordo (…) Le misure di austerità spostano ancora di più il peso sui poveri provocando una crisi umanitaria”. I paesi dell’eurozona sono preda di un terrore isterico e hanno preferito inginocchiarsi sotto l’egida tedesca, estromettendo la Grecia, come un alunno somaro che viene messo in punizione dietro la lavagna. L’Europa ha rafforzato la propria unità interna individuando un nemico comune (interno). Secondo Varoufakis, l’eurogruppo è stato unito da un concetto: il rifiuto di negoziare, che il Ministro individua nell’esempio di Christine Lagarde (direttrice dell’Fmi).
“Per i paesi che hanno un grosso debito – Portogallo, Spagna, Italia e Irlanda – l’incubo peggiore era il nostro successo. Se fossimo riusciti a negoziare un accordo migliore, politicamente sarebbero finiti: avrebbero dovuto spiegare ai loro elettori perché non avevano trattato come stavamo facendo noi” (Varoufakis)
“Il gruppo è come un’orchestra affiatata ma il direttore è il Ministro delle Finanze tedesco” (Varoufakis)
Il pirata eurogruppo. Secondo l’ex Ministro greco, Merkel e Schauble hanno le redini dell’eurogruppo, che opera al di fuori della legge. Prendendo decisioni senza interpellare la Grecia. Un avvocato gli ha detto, riferisce Varoufakis, che formalmente l’eurogruppo non esiste perché non è stato istituito da nessun mandato.
“c’è un gruppo inesistente che ha un potere assoluto sulla vita degli europei. dato che per la legge non esiste, non deve rendere conto a nessuno” (Varoufakis)
“L’eurozona è tenuta insieme dalla minaccia di distruzione per tutti quelli che osano sfidare l’ordine costituito” (Financial Times)
Non era un bravo ragazzo? Dove sono finiti i propositi di Unione Europea come integrazione? Così come un giovane che inizia a lavorare e si affranca dai genitori, l’unione/indipendenza economica è foriera di unione/indipendenza politica. Secondo il Financial Times, l’Ue ha demolito i suoi scopi iniziali e si è trasformata in una matassa di lotte nazionaliste, come a fine ‘800 inizio ‘900. Puro utilitarismo.
Makis Balaouras, politico di sinistra greco, ritiene che se la gente pensasse che Syriza abbia fallito, alle prossime elezioni voterà i fascisti antieuropeisti di Alba dorata. A mio parere, si sta ripresentando un pericoloso precedente, quello cavalcato dai Fasci di combattimento negli Anni ’20. La gente non avrà la forza di alzare la testa dal piatto (vuoto), accettando tutto pur di arrivare a fine mese.
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Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato il: 21. 08. 2015
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Fonti:
– articolo “La notte più lunga” di David Revault d’Allonnes, Jean-Pierre Stroobants e Cécile Ducourtieux, Le Monde, Francia (su Internazionale del 17 luglio 2015)
– articolo “La versione di Varoufakis” di Harry Lambert, New Statesman, Regno Unito (su Internazionale del 17 luglio 2015)
– articolo “Una soluzione umiliante” di Ingo Arzt, Die Tagezseitung, Germania (su Internazionale del 17 luglio 2015)
– Articolo “L’eurozona è stata demolita” di Wolfgang Munchau, Financial Times, Regno Unito (su Internazionale del 17 luglio 2015)
– articolo “Gli errori di Tsipras” di José Ignacio Torreblanca, El Paìs, Spagna (su Internazionale del 17 luglio 2015)
– articolo “Come far ripartire l’economia greca” di James Surowiecki, The New Yorker, Stati Uniti (su Internazionale del 24 luglio 2015)
– articolo “La Grecia dopo l’accordo” di Helena Smith, The Guardian, Regno Unito (su Internazionale del 24 luglio 2015)
– articolo “La Grecia non seguirà l’esempio dell’est”, di Ivan Krastev (su Internazionale del 24 luglio 2015)
– articolo “Cinque cose da sapere sul referendum greco” su www.lastampa.it (29.06.2015)
– articolo “Grecia: parlamento approva terzo piano di salvataggio” su www.improntalaquila.org (14.08.2015)
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