Una sera Delitto…
Dal 3 al 14 dicembre va in scena al Teatro Argot Studio “Una sera delitto e una sera castigo”, una lettura del celeberrimo romanzo di Dostoevskij, recitata dalle voci di Sergio Rubini e Pier Giorgio Bellocchio, divisa in due tranche.
Nella serata “Delitto” i due attori danno spazio alla povertà estrema, all’alcolismo, all’azione. Il protagonista Raskol’nikov, anima in pena, stabilisce nell’omicidio il metro di misura del proprio coraggio: un limite temuto, ma anche un orizzonte da superare. E proprio quando teme di non farcela, il sogno di un cavallo picchiato a morte gli dà una nuova determinazione… ma un imprevisto rischia di gettare tutto al vento. Il romanzo viene riletto in modo fermo e asciutto con una precisione chirurgica, senza alcuno straniamento, ma tutto qui e adesso – mentre in sala si fondono suoni, o meglio rumori sordi, assieme alle luci crude e alle voci degli attori.
E l’opera originale? Un filo conduttore, base di partenza rimaneggiata e alleggerita con un tocco di lima, in cui qualche didascalia potrebbe disperdere un poco di tensione. La lettura si scompone in scenette che non vogliono raccontare una cronologia di fatti, che anzi introducono lo spettatore attraverso le sensazioni e la penombra (aiutate da un allestimento evocativo: i cappotti appesi come stoccafissi, la madonnina abbozzata su un foglio, il tavolo a mezz’aria). Bellocchio è un Raskol’nikov teso nella sua febbre, sconfitto ma vittorioso, senza essere pietoso; Rubini fa tutto il resto e cura anche la regia: una voce narrante e un compagno a cui confidare i segreti, serissimo e magnetico in una messa in scena curata e precisa, che nel piccolo spazio dell’Argot diventa la confessione (lucida) di un folle.
Articolo di: Alice Palombarani
(continua dopo la foto di Manuela Giusto)
…e una sera Castigo
Nel secondo “atto” dello spettacolo, Raskol’nikov consuma in maniera febbricitante – a tratti concitata e serrata, a tratti più lenta e riflessiva – la dolorosa presa di coscienza del delitto.
Bellocchio e Rubini accompagnano per mano gli spettatori nella lenta ricerca della colpa, nel tormento e nella paranoia del protagonista, analizzandone le stranezze, i momenti di lucidità, la tendenza – che Pasolini, commentando l’opera, definì “sadica” – a rendere la colpevolezza palese e manifesta.
La “febbre celebrale” che portò il giovane ex-studente al brutale e premeditato delitto, lo accompagna anche nella razionalizzazione delle conseguenze, che, tra ticchettii e rumori di sottofondo che sembrano scandire più un tempo umano che naturale, lo trasportano come in una corrente tra sensazioni di sogno e barlumi di realtà, in cui l’immaginazione si confonde con il vero, in cui il sospetto si trasforma in certezza, e l’inconsapevolezza in diffidenza.
Bellocchio muove le mani sfregandole per eliminare un sangue che forse non c’è mai stato, e che sembra ora riluccicare anche sui suoi indumenti, sul viso, ma soprattutto nei pensieri, confondendogli la vista; Rubini interpreta invece le voci di chi assiste alla lucida follia dell’uomo, ora nelle voci della madre e della sorella di Rodion, ora in quella del giudice Petrovic, infine nelle parole ambivalenti e crudelmente seduttive di Arkadij Ivanovic Svidrigajlov, che in qualche modo ne rappresenta un alter ego, diviso tra colpa e soddisfazione della rivalsa ottenuta attraverso la violenza.
Un percorso narrativo e uno studio antropologico sulla contraddizione umana, in cui l’unica vera redenzione è ritrovata nella fede, che è religiosa, ma anche semplice e concreta fiducia di abbandonarsi nelle mani di un altro: Son’ja, un breve ma intenso cameo di Vanessa Scalera, novella Mater dolorosa, lo conduce alla confessione, sofferta, ma intimamente desiderata.
Articolo di: Stefania D’Orazio
Scritti il: 8 e 9 dicembre 2014
Pubblicato per www.generazioneoff.com il: 10 dicembre 2014
Pubblicato per Occhiaperti il: 14 dicembre 2014
Una sera Delitto e una sera Castigo
evento speciale #Argot30
a cura di Sergio Rubini
con Pier Giorgio Bellocchio e Sergio Rubini
suoni G.U.P. Alcaro
scene Gregorio Botta
curatrice del progetto Paola Pedrazzini
editor Carla Cavalluzzi
foto Marco Delogu
Dal 3 al 14 dicembre
tutti i giorni ore 21 | domenica 17:30
Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27
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