L’attesa della semplicità: “Banane” al Teatro dell’Orologio

Debutta in prima nazionale “Banane” al Teatro dell’Orologio, dal 30 ottobre al 2 novembre, che conferma il suo spazio come spettacolo anticonvenzionale e sperimentale.

Teatrodilina

BANANE

(un quasi road movie per quattro attori,

un cane e alcune casse sparpagliate)

di Francesco Lagi

con Francesco Colella, Leonardo Maddalena, Aurora Peres, Mariano Pirrello

suono Giuseppe D’Amato

scenografia Salvo Ingala

regia Francesco Lagi

 

banane 1La stagione di DominioPubblico continua questa volta al Teatro dell’Orologio con il debutto in prima nazionale di “Banane”, in scena dal 30 ottobre al 2 novembre, per la regia di Francesco Lagi. “Banane” conferma il suo spazio come spettacolo anticonvenzionale e sperimentale: in primis il dinamismo della struttura a segmenti (una quarantina di scene) che coinvolge, attira l’attenzione e scandisce il tempo con ritmo rapido, una scelta forse dovuta all’imprinting cinematografico del regista Francesco Lagi.

Il sottotitolo non deve stupire: “un quasi road movie per quattro attori, un cane e alcune casse sparpagliate”. Ed è proprio così: “Banane” racconta la storia di Elio e Pino, due amici molto “on the road” che sopravvivono a stento in città, e che ricevono la visita di una lontana cugina. Questo incontro rivoluzionerà la loro vita, ma silenziosamente. I due se ne innamorano e decidono di farle visita nella casa in cui lei abita con Max, di mestiere assaggiatore di banane. Nel corso della serata i quattro giocano a Trivial Pursuit, e sarà proprio una fatidica domandina a far esplodere le coppie e rimescolare le carte in gioco. Colpi di scena assicurati, compresa la comparsa della cagnetta Lina (da qui “Compagnia Teatrodilina”) che, tengono a sottolineare gli attori, in questo spettacolo veste i panni del cane Pigna.

banane 3

In questa ora e mezza si ride a ogni scena di un riso amaro (a volte persino gli attori non riescono a trattenere un sorriso). Ma non tutto è perduto, perché alla fine i personaggi vengono liberati e riacquistano la speranza: alcuni restano, altri scelgono di partire; sono infelici, lottano per abituarsi e accettare la fragilità che è in ognuno di noi. Drammaturgia e recitazione vengono condotte con grande sensibilità da Francesco Colella, Leonardo Maddalena, Aurora Peres e Mariano Pirrello, che riescono a creare in ogni scena una sensazione di attesa/ assenza dell’evento: i personaggi provano delle emozioni (ma non lo sanno). Sarà perché non accade nulla di davvero importante? O perché le situazioni sono quotidiane ed elementari? “Il nostro scopo” – dicono Francesco Colella e Leonardo Maddalena a fine spettacolo – “è catturare queste vibrazioni legate ai gesti quotidiani”.

“Banane” racconta una storia con un preciso inizio e un preciso finale, un’avventura che il regista dichiara di costruire “a documentario”, ossia di aver costruito la vicenda senza una ricerca estetica, ma in base all’idea che lui stesso aveva dei singoli attori, in modo preciso e “su misura”.

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Lamentando un eccessivo intellettualismo e autoreferenzialità del teatro d’avanguardia, Leonardo Maddalena in “Banane” può respirare aria fresca, e ci rivela che secondo lui la pièce “ricostruisce una grammatica di linguaggio”. Come? Rappresentando proprio azioni quotidiane e sentimenti elementari come desiderare una donna, essere lasciati, desiderare la compagnia di un amico. Ma cos’è l’avanguardia? E la sperimentazione? “Banane” ha trovato la sua risposta parlando del nostro tempo.

La scenografia è più che essenziale (alcune casse da frutta appunto) ma nulla toglie allo spettacolo, che anzi viene rafforzato dalla fondamentale presenza dei suoni. I bravissimi attori riescono a materializzare il mondo che è attorno a noi, e creare ciò che non c’è.

Un miracolo? No: teatro.

Articolo di: Alice Palombarani

Scritto e pubblicato il: 5 novembre 2014

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