Foto di: Pino Le Pera
Chi è il pazzo adesso? Lui contro noi. Dal 23 settembre al 12 ottobre al Teatro Argot va in scena “Enrico IV (ma forse no)”, rivisitazione di uno dei capolavori pirandelliani, con la regia di Matteo Tarasco.
da Luigi Pirandello
drammaturgia e regia Matteo Tarasco
con Sidy Diop, Federico Le Pera, Tiziano Panici, Brenno Placido
spazio scenico e luci Matteo Tarasco
costumi Chiara Aversano
assistente alla regia Katia di Carlo
foto di scena Pino Le Pera
comunicazione Danilo Chiarello
produzione esecutiva Marilia Chimenti
L’Enrico IV che va in scena al Teatro Argot è un ribaltamento o meglio una versione speculare dell’omonima opera di Luigi Pirandello: durante una festa in maschera, un uomo cade da cavallo, batte la testa e crede davvero di essere il proprio personaggio Enrico IV. Per assecondare la sua pazzia, vengono assoldati degli attori che reciteranno la parte dei servi Arialdo, Ordulfo e Landolfo. Da queste basi prendono il via la regia e la drammaturgia di Matteo Tarasco: sono i servi (adesso quattro) i protagonisti della commedia. Che si svolge nel presente. A fare da sfondo, il garage di una villa italiana.
Lo spettacolo riprende i temi, cari a Pirandello, della pazzia e della maschera. Un armadietto da palestra, un attaccapanni, un vestito papale, un lampeggiante e un computer. Sono oggetti degli attori che sopravvivono da anni nel garage, trascorrendo la vita in attesa dei capricci di un vecchio. Una sirena segnala il momento in cui occorre metter via la modernità per vestirsi da guardia, frate o papa al cospetto di Enrico IV. Tra calzoncini da boxe, scarpette, sai da frate e cotte di maglia (messi, dismessi, rimessi freneticamente) la vita reale viene man mano sostituita dalla finzione: una messinscena coatta ma – in fin dei conti – rassicurante. Ecco nella seconda parte che, quando il dubbio comincia a serpeggiare fra i servi, la trama diventa più avvincente: il vecchio è ancora pazzo o finge? Forse è guarito e si sta prendendo gioco di loro? Ma forse no…
I quattro attori cominciano a sospettare l’uno dell’altro, a chiedersi se valga pena recitare ancora, se fuori dal cancello esista un mondo diverso, se la loro condanna sia restare lì per sempre; spiano, si alleano, tradiscono. Infine puntano la pistola l’uno contro l’altro. L’epilogo lascia col fiato sospeso.
Foto di: Pino Le Pera
E’ sicuramente interessante e coraggiosa la scelta di nascondere Enrico IV – un personaggio altrimenti centrale – che qui rimane dietro le quinte, mettendo in luce il punto di vista dei precisi Sidy Diop, Federico Le Pera, Tiziano Panici e Brenno Placido, a cui si aggiunge il simpatico espediente di Said, immigrato africano che sbarca il lunario nei faticosi panni del papa. Strappando più di un sorriso, la pièce oscilla da una iniziale tendenza alla commedia degli equivoci, passa attraverso la commedia pirandelliana tout-court, fino a toccare punte tragiche nel finale. La violenza e gli spari fanno trasalire gli spettatori del piccolo Teatro Argot che, nel cuore di Trastevere, si riconferma con questo “Enrico IV (ma forse no)” un formicaio di progetti, punto di riferimento per compagnie di giovani artisti e spettatori ustionati dai fari troppo caldi delle grandi produzioni.
Articolo di: Alice Palombarani
Scritto e pubblicato il: 04/10/2014
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